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C’è qualcosa di misterioso, di non detto, che ostinatamente sfugge, nella personalità di Matteo l’italiano, che ventenne ha lasciato Sarzana per trasferirsi in Francia.
Matteo antifascista, Matteo che si sottrae alla dittatura per rifugiarsi nella patria dei diritti dell’uomo, ma che rimarrà sempre intimamente scettico nei confronti delle istituzioni perché «sono sempre i soliti quelli che ci vanno di mezzo».
Quando Martine, la figlia francese di Matteo, inizia la sua indagine alla ricerca del «tempo perduto», per ricostruire il passato e in esso ritrovare la figura del padre, altre figure d’emigranti emergono dallo stesso passato, quelli che furono detti i «senza patria», gli apolidi, migliaia d’innocenti di tutta Europa sfuggiti alla persecuzione dei nazisti e dei loro complici, uomini, donne e bambini; gente oscura di modeste condizioni e noti intellettuali, artisti e poeti come Irène Nemirovsky o Max Jacob, una vera e propria «internazionale dei proscritti», come scriveva Klaus Mann.
Ma anche il nostro tempo ci presenta immagini quotidiane di rifugiati e di campi di detenzione, di emigranti in fuga per terra e sui nostri mari, soprattutto dall’Africa e dall’Asia, alla ricerca d’una possibile salvezza da guerre, persecuzioni politiche e miseria e che, da «vittime oppresse» nella generale indifferenza - come nota il sociologo Smain Larcher - sono «respinte nei bassifondi dell’umanità comune».
«A Calais quelli che cercano di arrivare in Inghilterra ripetono: Abbiamo un fratello, uno zio, un parente di là che ci aspetta.
Dopo aver sentito questa frase ripetuta decine di volte la giornalista si è chiesta se anche il padre Matteo, (...) quando varcò la frontiera alla volta di Parigi abbia utilizzato le stesse parole...»
(E. Merli Degli Esposti,su «Africa e Mediterraneo»)
Anno
2009
Pagine
160
Formato
16,5 x 23 cm
ISBN
9788863820133
Collana
Novecento
Lingua
Italiano