Per salvare questo articolo nella wishlist, Registrati.
Se sei già registrato fai login qui sotto.
'I volumi dei Racconti del Prione raccolgono la selezione dei migliori racconti brevi tra gli oltre trecento inviati dall'Italia e dall'estero al Premio Internazionale di Narrativa "il Prione". Questo volume contiene, oltre ai venti racconti selezionati, i testi critici e le note di commento sulle opere vincitrici.
«... Pur essendo caratterizzati dai temi più vari, alle memorie personali, e, tra queste, ai ricordi d’infanzia sono dedicati buona parte dei racconti, spesso originalissimi per lo stile, che riceve l’impronta del mondo che rappresenta, caratterizzati da accenti di grande sincerità e da un abbandono commosso all’onda dei ricordi ed alla nostalgia del passato, che suscita spesso nell’autore anche un moto di ripulsa verso la realtà attuale. Ecco dunque La mia nebbia, che parla d’una Milano da noi lontanissima, della metà del secolo scorso, o anche: Questa è la mia vita, in cui l’autore ricorda la propria infanzia, quando percorreva con il nonno i mercati dei paesi altoatesini per vendere piccoli oggetti di legno e s’incantava ad ascoltare nelle osterie la storia di persone dal carattere molto singolare, mentre adesso si trova a rivisitare quegli stessi luoghi ormai deserti di presenze umane ed animali.
Ne Il barilotto del Vescovo, assai ricco e vivace l’affresco che l’autore costruisce con gusto narrativo e grande concretezza dell’ambiente paesano e contadino di Nicola di Ortonovo dove visse bambino, un tessuto d’usanze e tradizioni che aveva creduto indistruttibili e che saranno invece vanificate e disperse dopo la scomparsa di nonno Andrin.
Numerosi anche i racconti di avventure eccezionali (reali o di fantasia) occorse ai protagonisti, come ne La cassa del Capitano Thierry, con una coloritura storica di grande fascino, o anche in Breve diario d’una fine d’anno, in cui le vicende e le riflessioni inquiete del protagonista trovano un ideale punto d’incontro con la bellezza d’una rocciosa isola dell’Egeo e i suoi straordinari paesaggi.
Assume quasi i contorni dell’avventura, in Pomeriggio a La Pointe, anche l’impresa d’un anziano pescatore francese che a La Pointe, Cap Ferret, sull’Oceano Atlantico, si trova a lottare con un grosso pesce che ha preso inopinatamente all’amo.
Avventurosa è senz’altro la costruzione della barca Veleno da parte di Vincenzo e Domenico, due giovani di Porto Maurizio, per partecipare, e possibilmente vincere, alla regata storica di S. Giovanni contro Oneglia.
Solo in apparenza sportivo e avventuroso ma composto di ben altra materia, umoristico e divertente com’è dall’inizio alla fine, Cronache a pedale (diario d’un cicloamatore), davvero simpatico.
A parte, con i suoi originali caratteri si colloca il racconto: Oh! che volo d’augelli, e quante strida!, tutto imperniato sulla magìa della musica e soprattutto sull’incomparabile bellezza del canto femminile, in cui la giovane Emma, che non parlava per l’intimo rifiuto dei tanti suoni sgradevoli che la circondano, ritrova un giorno voce e parole.
Molto particolare nella sua assoluta originalità: Le città di Teodoro Gabriel Velazquez Escobar. L’autore, che si finge cronista di guerra, nel 1938, del Secolo XIX, espone qui il contenuto d’un libretto di autore molto più antico, vissuto alla corte dello Scià di Persia, da lui scovato sul banchetto d’un ambulante a Barcellona. Le città di cui si parla in detto libro sono quanto di più strano si possa immaginare, e il racconto risulta fantastico e suggestivo, intrecciato com’è con riflessioni filosofiche dal significato universale.
I più gravi problemi che attualmente affliggono l’Italia, come l’eterna difficoltà dei giovani, sia pure laureati, a trovare un lavoro degno delle loro capacità e normalmente retribuito, si rispecchiano in racconti autobiografici (come Bobi e Bertu) contrassegnati da un piglio personale ironico e autoironico veramente inimitabile.
Non mancano le tragedie, personali e collettive, come quella vissuta da Roberto Benassi, cui liberamente s’ispira: L’italiano che sapeva boxare. Egli, internato a Mauthausen nel 1944 per motivi politici, diventa pugile, abbattendo l’uno dopo l’altro tutti gli avversari che i guardiani del “lager” gli mandano contro, sì che gli stessi “match”, con il “tifo” che suscitano. finiscono per rappresentare, per lui e per molti dei prigionieri, una sorta di simbolico riscatto collettivo.
La paura e la speranza tratta anch’esso di una tragedia conseguente a una malattia purtroppo ancor molto diffusa ai tempi nostri, cioè il cancro. Essa colpisce una giovane ballerina da poco madre, e viene descritta con grande partecipazione in una sorta di diario dolce e straziante.
Un particolare valore educativo e di monito per noi tutti assume il racconto del terribile incendio che per tre giorni, nel 1985, devastò un intero versante del monte di Portofino, raccontato in Tre giorni di fuoco con passione e grande capacità descrittiva da uno che, giovanissimo, partecipò allora agli sforzi collettivi di domare le fiamme.
L’apertura sul mondo e le sue diverse civiltà è rappresentata da Lo chiamavano lo Sherpa, dedicato ad una figura umana originalissima, con dei tratti eroici; ma anche da Regine di cuori, che si svolge in Afghanistan e da L’odore della neve, che parla della disperata fuga dalla guerra dei Balcani di una nonna con la nipote.
Di civiltà sconosciute, lontanissime ormai da noi e dal nostro mondo, ci parla anche Il calligrafo, rievocando un episodio della vita di Giacomo Puccini con un certo gusto per la cultura del ceto borghese di fine Ottocento-primi Novecento e la tendenza all’esotismo tipica della “Belle Époque”.
Il grande interesse di questa storia consiste proprio in quel tuffo nel passato di un Giappone ormai scomparso, coi suoi costumi originali estremamente raffinati, saputi ricreare dall’autrice con sensibilità e grande proprietà di linguaggio.
Un’arguzia “storica” ci offre L’investimento ponendo in alternativa di fronte ad un giovane parigino, per un investimento fruttuoso del proprio capitale, i quadri di uno sconosciuto pittore e il transatlantico più grande e perfetto mai costruito al mondo: il “Titanic”.»
(dall'Introduzione di Anna Valle)
Testi di: Elio Gentili, Andrea Zarroli, Lorenzo Marone, Paola Gianoli Caregnato, Tommasino Gazo, Giovanni Tranfo, Eugenio Azzola, Valter Baston, Massimo Batini, Valeria Bellobono, Fabrizio Bianchini, Vitaliano Cusumano, Cristiana Luongo, Piero Malagoli, Emanuele Marchesini, Benedetto Mortola, Cinzia Murolo, Gabriele Paolini, Pierino Pini, Daniela Raimondi, Giovanni Tabacchiera.
Introduzione di Anna Valle
Anno
2012
Pagine
256
Formato
12 x 16 cm
ISBN
9788863820355
Collana
I racconti del Prione
Lingua
Italiano